Nel corso della conferenza stampa di presentazione del bollettino climatico ad Agrigento, tenutasi stamane sul Treno Verde fermo alla Stazione Bassa, è stato presentato anche il “nemico del clima” in Sicilia per Legambiente.
Secondo il registro europeo E-PRTR, sono 8 i principali settori che, nel 2017, hanno contribuito ad emettere in atmosfera 135,1 milioni di tonnellate di CO2. Tra questi l’industria mineraria, chimica e metallurgica, ma quello che incide maggiormente è il settore energetico che da solo rappresenta nel Paese il 74,9% delle emissioni totali di CO2. Impianti alimentati a fonti fossili: carbone, gas e olio combustibile, inquinanti e climalteranti.
In Sicilia le emissioni climalteranti emesse nel 2017 sono state pari a 15,1 milioni di tonnellate, pari all’11,2% delle emissioni nazionali, provenienti da 3 settori, per un totale di 17 attività produttive industriali: quello energetico che rappresenta l’81% delle emissioni complessive regionali, seguito dal settore chimico con il 11,7% delle emissioni e da quello industriale con il 6,7% delle emissioni.
Si tratta di dati rilevanti ma purtroppo non sorprendenti, considerata l’imponente presenza sul territorio regionale di impianti inquinanti, come ad esempio quelli di Eni.
Mentre il tutto il mondo si parla di lotta all’emergenza climatica, Eni stabilisce il record di produzione con 1,9 milioni di barili/giorno, la più alta mai registrata dalla compagnia e incrementa, nell’ultimo anno, il portafoglio di titoli minerari attraverso l’acquisizione di nuovi 29.300 kmq di titoli esplorativi distribuiti tra Messico, Libano, Alaska, Indonesia e Marocco.
Parliamo della stessa azienda condannata per le sue attività di green washing, finalizzata da un lato a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale (come nel caso di Gela), e dall’altro al rifiuto dell’investimento sulle energie rinnovabili, oltre che nel risanamento e nel controllo dell’inquinamento generato dai processi produttivi. Come nel caso di Milazzo, dove Eni ha recentemente minacciato la chiusura dell’impianto.
Proprio al colosso dell’energia è stato dedicato il flash mob #SavePongo organizzato nella giornata di ieri dagli attivisti e attiviste di Legambiente ad Agrigento: “Per affrontare l’emergenza climatica dobbiamo partire dalle sue cause principali: le fonti fossili e le multinazionali che continuano ad estrarle in tutto il mondo, proprio come Eni – ha affermato Mattia Lolli, portavoce del Treno Verde – se davvero il Governo, come dice da tempo, vuole dare un cambio di rotta alle politiche energetiche e climatiche, si deve partire da lì. Ricordo, infatti, che Eni è un’azienda partecipata dallo Stato. Non possiamo più accettare green washing o ricatti sulla pelle della salute dei cittadini. Il tempo delle parole è finito, ora servono coraggio ed azioni concrete”.