Il bollettino climatico è uno strumento elaborato da Legambiente al fine di evidenziare come il cambiamento climatico sia un tema drammaticamente attuale anche nelle nostre città, oltre a essere una questione globale. I dati raccontano come il clima stia cambiando, non solo per le temperature sempre più elevate, ma anche nel regime delle piogge sempre più intense, che stanno provocando danni e disagi alle infrastrutture urbane, e quindi ai cittadini.
In particolare, i dati evidenziati da Legambiente prendono in esame le temperature medie della città di Potenza dal 1973 al 2014. Mettendo a confronto le temperature medie, queste passano da 10,7 °C a 14,1 °C, facendo registrare un incremento di 3,39 °C.
L’andamento si conferma anche prendendo in esame le temperature medie nei mesi estivi. Analizzando i mesi di luglio, infatti, si è registrato un aumento, da 19,24 °C a 23,12 °C: circa 4 gradi negli ultimi 40 anni. Guardando alle temperature medie dei mesi di luglio, inoltre, è possibile risalire agli anni più caldi. Emerge che 6 dei 10 mesi di luglio più caldi nei quattro decenni considerati si sono registrati negli ultimi 20 anni. Il mese più caldo in assoluto è stato luglio 2013 con, una media 25,7 °C.
Il trend è simile nei mesi invernali. Se si prendono ad esame i mesi di gennaio dal 1973 al 2014, infatti, si può notare un aumento delle temperature medie di circa 2,5 °C, seppur l’andamento subisca maggiori oscillazioni rispetto ai mesi caldi.
Altro parametro interessante è quello relativo alle precipitazioni. Il “bollettino climatico” analizza il numero di giorni medio di precipitazioni annuali, che dal 1974 mostra una tendenza a diminuire progressivamente. Questo dato, accompagnato dalla quantità delle precipitazioni, mette in evidenza l’intensità delle piogge che tende, invece ad aumentare.
La riduzione delle precipitazioni appare evidente anche a livello regionale, con cifre al 2017 quasi dimezzate rispetto al 2009, e con un valore di evapotraspirazione (ossia la quantità d’acqua che dal terreno evapora nell’aria) pressoché costante, che comporta una situazione di deficit idrico.
“È urgente anche nella nostra Regione – dichiara Valeria Tempone, direttrice di Legambiente Basilicata – adottare politiche ambientali attraverso una nuova fase di programmazione che deve avere l’orizzonte di una economia a basso contenuto di carbonio, con una progressiva de-fossilizzazione, contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici in applicazione, peraltro, della legge regionale 32/2018 sulla Basilicata Carbon-Free”.
“È necessaria anche a livello locale una visione sistemica e una previsione degli investimenti necessari per infrastrutture per le energie rinnovabili, digitalizzazione delle reti, efficienza energetica degli edifici, mobilità sostenibile e ricerca e sviluppo in questi settori – continua Tempone – la Basilicata deve avere l’ambizione di realizzare la sua transizione energetica sulla base di una rivoluzione tecnologica e digitale in cui si operi per l’efficienza energetica di edifici pubblici e privati, si realizzi una infrastruttura energetica basata sulle energie rinnovabili e al 100% carbon-free con istallazione di tecnologie di accumulo energetico, si incentivi l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili integrate in micro-reti locali, si investa sul trasporto elettrico e la mobilità automatizzata, si favorisca l’autoproduzione da rinnovabili e lo scambio di energia fra utenze vicine.”
“Serve un Piano regionale Clima ed Energia per raggiungere la completa decarbonizzazione al 2050, adottando subito una strategia di sviluppo economico per i territori alternativo al petrolio e al gas e 100% rinnovabile”, conclude la direttrice di Legambiente Basilicata.
Sono 11 gli eventi estremi individuati da Legambiente che hanno interessato il comune di Potenza dal 2010 ad oggi.
Venti forti, piogge abbondanti e forti nevicate hanno causato danni a campi e abitazioni oltre a strade allagate e chiuse, auto bloccate, voragini, frane, alberi caduti e scuole e attività costrette a chiudere.
Su 11, quattro sono classificabili come allagamenti da piogge estreme, tre gli eventi che hanno provocato danni da tromba d’aria e quattro che hanno provocato danni a causa di forti nevicate.
La maggior parte degli eventi climatici estremi sono legati alle forti precipitazioni, sotto forma di pioggia o neve, e questi sono responsabili della maggioranza dei danni causati dal clima. Intere frazioni senza acqua per ore, scuole chiuse e strade bloccate a causa di alberi caduti. Questi sono i danni della neve e del gelo.
Ma anche quelli provocati da pioggia non sono da sottovalutare. Parliamo infatti di sottopassaggi sommersi, automobili bloccate nell’acqua e intere zone isolate a causa di strade allagate. Basti citare la strada che porta un luogo pubblico strategico come l’ospedale San Carlo, che si allarga ad ogni forte pioggia. Si sono verificate poi alluvioni, che hanno provocato anche dissesti stradali, frane e addirittura voragini in città, come accaduto nel 2010 in località Bosco Piccolo.
Tutte conseguenze che mettono in evidenza una città ancora non attrezzata ad accogliere questi fenomeni ma anche a tenere in sicurezza la popolazione, eventi che ormai come denunciato da anni si fanno sempre più frequenti. Basti pensare che degli 11 eventi presi in esame dall’associazione ben 6 sono stati registrati tra il 2018 e il 2019. Gli eventi estremi, infatti, aumentano nel numero e nell’intensità.
In questo quadro, risulta fondamentale attuare con urgenza politiche di adattamento al clima, rendendo le nostre città resilienti e sicure, investendo in concrete politiche integrate che mettano insieme la diffusione delle fonti rinnovabili attraverso lo sviluppo di nuovi modelli energetici, sempre più efficienti e democratici, accompagnati da sistemi di accumulo e da importanti politiche di efficienza in edilizia e mobilità sostenibile. La necessaria trasformazione deve riguardare e coinvolgere l’intero territorio, parte attiva del cambiamento.